Keramik Papier

3 06 2009

TUTTO SIA CALMO – site specific

E’ uno spazio claustrofobico quello che i Keramik Papier creano in Tutto sia Calmo, site specific pensato e prodotto per il Kollatino Underground. Un corridoio lungo, stretto, buio, invaso da piccole nubi di fumo. Uno spazio esiguo in cui entrare, per trovarsi immersi in una tempesta visiva, in un terremoto sonoro, che destabilizza i sensi percettivi e avvolge in un ambiente dilatato, scosso, “traumatizzato” dal suono e dalle luci. Sullo sfondo una parete bianca sulla quale i raggi luminosi creano forme astratte in continuo movimento. A produrle sono due performer nascosti nel piccolo spazio scenico, che proiettano le luci su una parete di plastica per lasciarne intravedere il riflesso. Da questo punto focale, nel quale le forme prendono vita; da questo antro ancestrale, punto profondo e sotterraneo della terra, si sprigionano flussi di energia. Le pareti del corridoio tremano incessantemente a causa della traccia sonora creata dal compositore Iqbit, allo stesso modo lo spettatore perde il senso della consistenza del suolo, che si sfalda, si dilata, resta privo di linee prospettiche e lascia che la fine del corridoio divenga un punto irraggiungibile, tanto per il corpo, quanto per la mera percezione visiva. Qui un volatile, in caduta libera da uno spazio infinito, prende lentamente forma. Sbatte con forza le sue ali luminose, linee lunghe, che si asciugano, si cancellano, si ricreano, precipita vorticosamente nel buio. E nel suo precipitare, nel suo sbattere d’ali, sommuove l’aria che respiriamo.
E’ una tempesta per gli occhi, un uragano che ci avvolge, ci trascina, ci schianta violentemente contro questa presenza luminosa. Pura energia, essenza di vita, ma anche bellezza armoniosa delle forme astratte che suggeriscono stadi della natura, pur rimanendo sempre ambigue; quel tanto per suggerire ma lasciare spazio alla libera interpretazione visiva.
Nel continuo precipitare, le forme, il corpo di questo volatile luminoso, di questa bestia a-dimensionale, trovano finalmente il loro rifugio, rientrano nella loro tana, quel punto sotterraneo da cui ogni cosa è nata. Come la quiete che segue la tempesta, ogni energia si affievolisce, ogni cosa ritorna al suo status quo, le luci si spengono, le ali del volatile sono finalmente chiuse, immobili, la terra ha smesso di tremare.
Rimane, nello spettatore, il segno indelebile di un luogo – quel corridoio – le cui coordinate spaziali sono totalmente cancellate, e nella cui istantanea intangibilità, emozioni diverse, come scosse da un lampo, sono improvvisamente illuminate, portate a galla, per poi ricadere nel buio.

Matteo Antonaci
Recensione tratta da www.teatroteatro.it


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